Dedichiamo alcuni momenti in questi giorni all’ingresso nel «tempo epifanico» (Avvento e Natale). Come per ogni forma di preghiera è richiesto un momento di «ingresso», così anche questo momento della preghiera cristiana (un tempo liturgico) esige una «preparazione».
Per colui che è «avvinto dallo Spirito» (Atti 20,22) Il periodo epifanico di avvento, è «memoria» dei significati inerenti alla temporalità. Pone la domanda su «essere e tempo», sul senso del tempo e dell’operosità storica, affinchè avvenga «in noi» la Pasqua di Gesù, l’amore che sa perdere se stesso e sa assumere la condizione di servo (Fil 2). Siamo chiamati anche noi a «incarnarci» come Gesù. Per essere manifestazione del Signore nella storia quotidiana degli uomini, per «sorvegliare» la nostra storia. Lieti poi nella speranza del suo avvento definitivo.
L’avvento ci invita a considerare lo scorrere del tempo e il variare dei tempi «attuando» la vigilanza. Vigilare comporta (alla luce dei passi biblici) la capacità di «porre mente», di «avere a che fare» con quello che sta accadendo. Particolarmente: non significa tanto la lotta contro il sonno, quanto piuttosto la «persistenza» nello stato di veglia di cui è capace chi ha dormito bene. Quel dormire bene che, fuori di figura, è la vita «ordinata». Dobbiamo vigilare perché se ci addormentiamo spiritualmente veniamo sorpresi dal «nemico». La vigilanza, in questo stato di allarme nei confronti del «nemico», esige una costante presenza di spirito che prende il nome di sobrietà. Sobrietà è capacità di dominio di sé, capacità di disciplina degli occhi, della mente, del corpo e della fantasia: controllo del sonno e del riposo, controllo della golosità, di ciò che guardo e di ciò che dico, controllo del pettegolezzo, della voglia di sempre criticare, anche come rivalsa, controllo degli umori e della servitù rispetto agli umori. Sobrietà è così la virtù della continua purificazione del proprio ritmo di vita, dell’intreccio gestuale e operativo della nostra vita quotidiana. Vigilare è, in definitiva, l’atteggiamento caratteristico di una spiritualità del quotidiano, la spiritualità di chi sa che «questa» mia giornata, «questo» mio tempo, «questa» relazione … «è Dio che viene ad amare» (Madeleine Deibrél), cioè è Dio che rivela se stesso nel suo amore per me.
Vigilare è attendere al divino che già viene in me, che si sta manifestando in me e nel mondo; e da qui nasce l’importanza dell’attenzione ai segni dei tempi, ai moti dello spirito, al discernimento spirituale personale e al discernimento pastorale» (Carlo Maria Martini).
La fede «sa» che il tempo logora e che il trascorrere dei giorni tende a soffocare e ad appiattire. La decisione può ricadere su se stessa e tradursi in stanca ripetitività.
Difatti «l’amore di molti si raffredderà» (Mt 24,12) Anche l’Apocalisse lo ricorda alle Chiese: «Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima» (Apoc 2,3-5).
L’amore che non deve raffreddarsi è innanzitutto quello per Gesù. Bisogna domandare all’innamorato che cosa significa attendere…
II cuore può disperdersi ed attaccarsi ad altri amori. Se non ci sentiremo amati e non vivremo nel suo abbraccio «benedicente», lasceremo anche cadere a vuoto la Parola del Signore, non ci lasceremo più «mordere» da essa e non saremo più «come faville nella stoppia, contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia» (Madeleine Delbrél).
Per non raffreddare l’amore per Lui, prega. Veglia e prega. Nella preghiera troverai pace luce e gioia. «Raddoppia la preghiera nei momenti importanti». Come Gesù pregava, prega anche tu. Egli aveva orientato al Padre tutta la sua vita. Mediante la preghiera era così uno con se stesso da poter dire di essere nel Padre e il Padre in lui. Ad ogni istante interrogati sull’amore, perché saremo giudicati sull’amore.
L’amore che non deve raffreddarsi è poi quello di Gesù che sta in mezzo a noi «come colui che serve» (Lc 22,27). Le parabole dell’attesa privilegiano la figura del servo (cfr Lc 12,35-50). Gesù stesso è presentato come colui che nella sua parusìa rinnova la lavanda pasquale dei piedi (Gv 13): «il padrone al suo ritorno si cingerà le sue vesti…» (Lc 12,37). Solo il servo sa l’attesa, perché «sa» la carità che «non avrà mai fine» (1 Cor 13,89).
Auguro a tutti voi di potere vivere queste settimane d’Avvento nella vigilanza orante e operosa e di prepararvi ad accogliere il grande dono del Dio con Noi nel prossimo Natale.
Iniziative particolari nel tempo dell’Avvento
- Benedizioni delle Famiglie (vedi programma)
- Momento di riflessione e di preghiera per gli adulti il Giovedì mattina dopo la Messa delle 8.30 a introduzione dell’adorazione Eucaristica.
- Ogni settimana d’Avvento verrà sottolineata una “parola”, un atteggiamento concreto da vivere in famiglia e personalmente. Alla Messa della domenica verrà distribuito un foglietto con la proposta di una preghiera da vivere in famiglia e l’indicazione del gesto concreto da vivere.
- Avvento di Carità: agli adulti proponiamo la raccolta di fondi per aiutare Suor Genoveffa, in Venezuela. Ai bambini verrà proposto la raccolta di alcuni generi alimentari che verranno poi distribuiti alle famiglie bisognose della nostra parrocchia.