Omelia di Papa Francesco a S. Marta (martedì 21 novembre 2017) – da L’Osservatore Romano
Il cristiano deve dare la sua testimonianza di fronte alle «colonizzazioni ideologiche e culturali» che suonano come vere e proprie «bestemmie» e suscitano «persecuzioni» furiose. Introducendo «novità» cattive, fino ad arrivare a considerare normale «uccidere i bambini» o perpetrare «genocidi» per «annullare le differenze», cercando di fare «piazza pulita» di Dio con l’idea di essere «moderni» e al passo coi tempi. Come esempio concreto per rispondere alle «colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte» Papa Francesco ha rilanciato la testimonianza di Eleàzaro, suggerita alla liturgia della messa celebrata, martedì 21 novembre, a Santa Marta.
«Nella prima lettura — ha infatti osservato subito il Pontefice riferendosi al passo tratto dal secondo libro dei Maccabei (6, 18-31) — abbiamo ascoltato il martirio di un uomo che è stato condannato a morire per fedeltà a Dio, alla legge. [..] Ieri le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni: tu fai, tu capisci, le cose non sono tanto differenti e si fa una mescolanza di cose». E «questa è la radice perversa: la novità di Dio mai fa una mescolanza, mai fa un negoziato; è vita, va di fronte, è radice buona, fa crescere, guarda il futuro».
Invece, ha affermato il Papa, «le colonizzazioni ideologiche e culturali guardano soltanto il presente, rinnegano il passato e non guardano il futuro: vivono nel momento, non nel tempo, e per questo non possono prometterci niente». E «con questo atteggiamento di fare tutti uguali e cancellare le differente commettono, fanno il peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore». Perciò, ha ricordato Francesco, «ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la creazione come l’ha fatta lui».
Comunque, ha avvertito il Pontefice, «contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte c’è soltanto una medicina: la testimonianza, cioè il martirio». Ci sono alcuni, come Eleàzaro» che danno «la testimonianza della vita, pensando al futuro, all’eredità che darò io con il mio esempio. Nella maggioranza la testimonianza di vita: io vivo così, sì, dialogo con quelli che pensano altrimenti, ma la mia testimonianza è così, secondo la legge di Dio, secondo quello che Dio mi ha offerto».
Francesco ha suggerito di guardare l’esempio di Eleàzaro: «In quel momento lui non pensò: “lascio questo denaro a questo, lascio questo”, no, pensò ai giovani, pensò al futuro, pensò all’eredità della propria testimonianza, pensò che quella testimonianza sarebbe stata per i giovani una promessa di fecondità e davanti alla radice perversa lui stesso si fa radice per dare vita agli altri». Perciò, ha concluso il Pontefice, «questo esempio ci aiuti nei momenti forse di confusione davanti alle colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte».