Antonio Rosmini nacque a Rovereto (Trento) il 24 marzo 1797 da Pier Modesto e da Giovanna dei Conti Formenti di Biascesa sul Garda; trascorse la fanciullezza in un ambiente impregnato di religiosità, educato dalla madre, donna intelligente e amorosa, che seppe imprimere nel fanciullo quei semi di bontà, che più tardi daranno frutto di autentico umanesimo cristiano.
Da giovane si manifesta subito in lui una serietà morale e un’apertura agli interessi culturali con spiccata inclinazione alla filosofia, già nel 1813 a 16 anni rivela l’inizio di una vera aspirazione alla vita religiosa.
Decide di farsi sacerdote vincendo le resistenze dei familiari, che vedevano in lui l’erede del casato. Nel 1816 è all’Università di Padova, dedicandosi come studente ad ogni specie di ricerca filosofica, scientifica, storica e letteraria; qui conobbe Niccolò Tommaseo che gli resterà amico per tutta la vita, come più tardi nel 1826 avverrà a Milano con Alessandro Manzoni.
Viene ordinato sacerdote il 21 aprile 1821, spirito straordinariamente ricco di doti, di tendenze universali, d’ingegno vigorosissimo, impostò la sua vita e il suo agire su un principio ascetico: da parte sua vorrà soltanto attendere alla purificazione dell’anima dal male e all’acquisto dell’amore di Dio e del prossimo. Quanto al resto – studio, attività, lavoro, condizione di vita – non sceglierà da sé, questa o quella attività, fosse pure un’opera di carità, ma lascerà a Dio di indicagliela attraverso le circostanze esteriori “esaminate al lume della ragione e della fede”
Nel 1821 giovane sacerdote gli viene da S. Maddalena di Canossa, l’invito a dar vita ad un Istituto religioso, ma egli non si sente pronto e solo nel 1827 a Milano, capirà che è giunto il momento.
Il 18 febbraio 1828 egli è solo sul Monte Calvario di Domodossola a preparare le Costituzioni del nascente Istituto e attende che Dio gli mandi compagni, che arriveranno man mano nel tempo; l’Opera si chiamerà “Istituto della Carità” che avrà come base il professare la carità ‘universale’, ossia la carità spirituale, intellettuale e corporale, per il bene del prossimo ed ai religiosi si chiede di essere disposti a qualunque opera venga loro affidata.
Nel 1828 papa Pio VIII approva l’Istituzione, incoraggiandolo a dare precedenza allo scrivere, in quel tempo di gran bisogno di scrittori, per influire utilmente sulle coscienze scosse dalle teorie scaturite dalla Rivoluzione Francese, dall’ordine imposto da Napoleone Bonaparte, dalla Restaurazione, dal clima anticlericale imperante.
Già dal 1823 egli però era nel mirino dell’Austria che lo tenne sotto censura e sospetto, che lo accompagneranno per tutta la vita, perché a Rovereto pronunciando un discorso per il defunto papa Pio VII (1800-1823), dichiarò il suo Amore per l’Italia; per gli austriaci non era altro che un infido ‘carbonaro’.
Nel 1830 pubblicò la sua prima grande opera filosofica “Nuovo saggio sull’origine delle idee”; mentre i confratelli crescono di numero guidati personalmente da Antonio Rosmini, egli nel 1832 dà inizio alla Congregazione delle ‘Suore della Provvidenza’ con le stesse basi ascetiche dell’Istituto della Carità; essi vengono richiesti ormai da molte scuole, iniziando così l’opera dei “maestri” e “maestre” rosminiane.
Viene nominato anche parroco a Rovereto, aprendo una Casa anche a Trento, ma per l’aperta ostilità del governo austriaco verso di lui queste attività si dovranno interrompere nel 1835, rendendo necessario lo spostarsi a Milano di Rosmini per allentare la tensione.
In compenso i suoi religiosi partono per le missioni in Inghilterra, cooperando alla restaurazione della gerarchia cattolica, da lì passano in Irlanda; lo spirito dell’Istituto di sua natura “universale”, fa sì che i religiosi si adattano sapientemente, da lì partiranno poi per gli Stati Uniti e Nuova Zelanda; oggi sono presenti in Venezuela, Tanzania ed India.
Nel 1838 papa Gregorio XVI approva le Congregazioni nominando Antonio Rosmini come Superiore Generale, mentre continuava la sua opera di scrittore fecondo, con un fascino del pensatore, che tendeva a conciliare il pensiero tradizionale con le conquiste del pensiero moderno. Nel 1839 pubblica “Nuovo saggio” e il “Trattato della coscienza morale”, fondamenti del suo pensiero filosofico . Cominciarono per lui le prime contestazioni degli avversari al suo pensiero, che accusavano le sue dottrine come contrarie alla fede e alla morale.
Il Manzoni che da laico lo difendeva disse di lui: “una delle cinque o sei più grandi intelligenze, che l’umanità aveva prodotto a distanza di secoli”.
Il governo piemontese di Carlo Alberto, in un momento difficile della prima guerra d’indipendenza, decise di inviare come plenipotenziario a Roma dal papa, proprio il Rosmini di cui era noto il prestigio. Il papa Pio IX, nell’agosto 1848, l’accolse con affetto e stima, annunciandogli la porpora cardinalizia per il dicembre successivo, ma a novembre scoppia la rivoluzione e Pio IX è costretto a fuggire a Gaeta, chiedendo a Rosmini di seguirlo.
Con l’ostilità sempre presente dell’Austria si crea un clima sfavorevole per lui, tanto più che poco prima era stato pubblicato il suo libro “Delle cinque piaghe della santa Chiesa”, grande esposizione in veste e pensiero sacerdotale e frutto di un ardente amore per la Chiesa, sui pericoli che minacciavano l’unità e la libertà della Chiesa e con coraggio denuncia queste ‘piaghe’ e ne indica i rimedi; ma il libro allora venne letto con ben altra visuale.
Il governo borbonico di Napoli, non lo vuole sulle sue terre, le udienze al papa gli vengono ostacolate, il papa stesso preoccupato per le ombre che si addensano sulle sue dottrine, nel 1849 lo esorta per iscritto a “riflettere, modificare, correggere o ritrattare le opere stampate”. Ad ogni modo nonostante la sua disponibilità a ‘correggere’, due suoi libri vennero messi all’Indice nel giugno 1849 con suo grande dolore.
In quella situazione di dubbio dottrinario e con due libri condannati, non poteva stare più vicino al papa, che lo lasciò libero di rientrare a Stresa nel 1849, per raggiungere i suoi confratelli. Rosmini ubbidì, sempre più convinto che era tutta opera della Provvidenza. Nel suo ritiro di Stresa continuò a guidare le due Congregazioni scrivendo la sua opera più alta la “Teosofia”; ma i suoi avversari ripresero ad attaccarlo, finendo per provocare da parte di Pio IX un esame approfondito di tutte le opere di Rosmini; l’esame durò quattro anni con l’angoscia dello scrittore non per sé, ma per il danno che venivano a subire le due Congregazioni, con il loro fondatore sotto un processo di cui parlava il mondo.
L’esame svoltosi presso la Congregazione dell’Indice finì nel 1854, alla seduta finale partecipò lo stesso papa, che dopo la sentenza definitiva di assoluzione, esclamò: “Sia lodato Iddio, che manda di quando in quando di questi uomini per il bene della Chiesa”.
Ma ormai il grande filosofo e fondatore è ormai prossimo alla fine della sua vita di profeta disarmato e ubbidiente; la malattia al fegato che l’aveva accompagnato per tutta la vita, si acutizzò procurandogli mesi di malattia che consumeranno il suo fisico tra dolori senza sosta.
Al suo capezzale si alternano, amici, ammiratori, discepoli, persone che vogliono esternargli l’affetto, la stima, la gratitudine, chiedendo da lui ancora una benedizione, una buona parola; lo stesso Alessandro Manzoni, benché ammalato, corre dall’amico piangendo, incredulo che possa spegnersi sulla terra una intelligenza come quella di Rosmini.
Morì il 1° luglio 1855, a 58 anni, le sue spoglie mortali riposano in una cripta della chiesa del Ss. Crocifisso annessa al noviziato dell’Istituto di Stresa (oggi in provincia di Verbania). ?Papa Benedetto XVI lo ha dichiarato “venerabile” il 26 giugno 2006.
(per approfondire: www.rosmini.it)
In vista della beatificazione del Servo di Dio Antonio Rosmini, che si svolgerà a Novara domenica 18 novembre 2007, martedì 30 ottobre 2007 alle ore 21.00 si terrà presso la sala cinematografica “IL GRAN GRIDO”, vita ed esperienza di Antonio Rosmini. Interverrà Suor Luisangela Bertogli, rosminiana e dirigente scolastico a Domodossola.