Perché far vedere Cristiada ai nostri giovani

Arriva nelle sale italiane il film Cristiada, grazie al lavoro della Dominus Production che ne ha curato il doppiaggio e l’edizione nel nostro paese. “Cristiada è un film a ricostruzione storica che, con un cast di eccezionale pregio, rappresenta una pagina drammatica della storia dell’America Latina che vive ancora oggi nella memoria del Paese”. Così si legge nella lettera di presentazione che presenta anche a grandi linee il messaggio del film: “i temi trattati – l’identità di un popolo e dei singoli individui; la libertà di seguire i propri ideali; l’intraprendenza di ciascun uomo nel cercare di realizzarli – non sono così lontani, né dalla lotta per le libertà della storia di ogni Nazione Europea, né dagli avvenimenti che oggi stanno scuotendo tante aree del mondo. Nascono spontanee riflessioni e domande: dove risiede la libertà di un popolo? Cosa significa lottare per la libertà? Chi sono gli uomini e le donne liberi? E, soprattutto, cosa significa educare alla libertà?”. Tuttavia a chi ha già visto il film, magari in lingua originale, anche altro rimane impresso, soprattutto se il background è quello salesiano: Cristiada è la storia di un ragazzo che non ha avuto paura, nonostante minacce, soprusi e violenza, a gridare “Viva Cristo Re!” fino alla fine. Perché dunque portare i nostri ragazzi a vederlo?

La riposta è semplice: è un film che lascia il segno perché presenta, a volte con tratto crudo, ma efficace, dei testimoni. Non ci sono tante parole, ma un susseguirsi incalzante di fatti concreti, assieme a quell’unica invocazione – “Viva Cristo Re!” – che scuote un poco la coscienza e accende un fervore che forse da tempo avevamo dimenticato. Un fervore di cui abbiamo oggi bisogno e di cui ne hanno bisogno i nostri ragazzi: l’affare delle fede va difeso con tutto se stessi, se necessario, fino alla morte.

Sul sito MGS è possibile visionare la proposta di visione del film per le scuole e i gruppi oratoriani nelle città di Milano e di Bologna. A questo link si trovano anche i moduli di prenotazione e la lettera di presentazione del film, con una scheda anche didattica.

Segue infine la recensione del film curata da don Marco Maranzoni SDB e pubblicata il 19 dicembre 2012 sulla versione precedente del sito MGS:

Quando guardavamo i film di Fantozzi ci veniva da rispondere ai nostri amici con le sue tipiche reazioni afasiche, quei mugugni che usava per mal celare l’imbarazzo della sua inadeguatezza. Dopo aver visto Blade Runner ci eravamo messi a dire a sproposito: “Io ho visto cose che voi umani non riuscireste neanche a immaginare”. E così via. Forse è per questo che i poteri forti in Europa si sono rifiutati di doppiare e distribuire questo film, per evitare che la gente per strada incominciasse a salutarsi dicendosi: “¡Viva Cristo Rey!” “Viva”.

Nel Messico degli anni Venti essere Cattolici era diventato un crimine. Il regime liberal-massonico di Plutarco Calles chiudeva le chiese, impediva il culto, imprigionava, torturava e uccideva i preti che non si sottomettevano alla nuove direttive. Ma il popolo fedele non rimase a guardare e si impegnò in una vasta operazione di ribellione: proteste di piazza, boicottaggio dell’economia, raccolte di firme, tutti riuniti sotto il manto stellato della Virgen Morena.

Ma non bastò e nacque un esercito. Oltre ventimila uomini dislocati in tutta la nazione imbracciarono le armi in nome della libertà, della fede e di Cristo Re. Erano i Cristeros. For Greater Glory (il titolo spagnolo è Cristiada, dal nome che prese questa guerra civile) ci racconta la loro storia, la storia della fede di uomini che osarono, nel nome di Dio e sotto lo stendardo della Vergine di Guadalupe, sfidare a viso aperto la menzogna, l’ateismo e l’oppressione, coraggiosi guerrieri al grido di “¡Viva Cristo Rey!”. For Greater Glory è un bel film di guerra, dalle tonalità western che, raccontandoci una storia vera, ci parla di una cosa ancor più vera: la fede. È la fede cristallina del Beato Anacleto Gonzales Flores che offrì la sua vita per la santa causa del Vangelo o quella un po’ travagliata del generale Enrique Gorostieta, è la fede della giovane Adriana, del vecchio Padre Cristopher, di Tulita e le sue figlie, che non possono più andare a catechismo.

È il trionfo del politically uncorrect, due ore e mezzo in cui la fede cristiana è mostrata come qualcosa di bello, di vivo, di capace di dar senso alla vita e quindi di diventare un buon motivo per morire. Tra tutto questo brilla la testimonianza del Beato José Sanchez del Rio, il martire di quattordici anni, che fra atroci torture si rifiutò fino alla morte di maledire il nome di Cristo Re. Un capolavoro di santità giovanile che ci accompagna lungo tutta la vicenda in un cammino che va dalla fede ordinaria di un ragazzo come tanti all’eroismo del suo ultimo, straziante “¡Viva Cristo Rey!” prima di essere martirizzato. È abbastanza surreale recensire un film che non vedrete in nessun cinema, di cui non troverete il DVD sotto Natale, ma che vi dovrete cercare su internet o di cui vi toccherà chiedere il file a un amico che scarica. Lo troverete forse con i sottotitoli, certo non doppiato, perché nessuna casa di distribuzione europea l’ha voluto. E non che sia brutto (lo dico perché non è scontato, di solito i film con un messaggio bello sono brutti), solo che è molto, molto cattolico e da noi, come in Messico qualche anno fa, quella roba lì non va più tanto di moda. ¡Viva Cristo Rey!

Salesiani Lombardia Emilia