Chiesa dalle Genti

DOMENICA 14 GENNAIO nella Basilica di Sant’Ambrogio gremita, ha preso avvio il Sinodo diocesano “CHIESA DALLE GENTI”

«Siamo la Chiesa dei santi Ambrogio e Carlo, la Chiesa Ambrosiana: umilmente fieri del nostro patrimonio inestimabile, accogliamo oggi l’invito a sollevare lo sguardo verso la Gerusalemme che scende dal cielo e a vivere un’operosa disponibilità, chiedendo allo Spirito che illumini i nostri passi», dice l’Arcivescovo, chiarendo subito la natura e gli scopi del Sinodo che non è un confrontarsi sulla migrazione, ma un riflettere «sulla Chiesa di tutti».

«Il Sinodo, che vogliamo celebrare in questa forma minore, non è un insieme di riunioni per concludere con un documento che accontenti un po’ tutti. E’ invece un modo di vivere il nostro pellegrinaggio con la responsabilità di prendere la direzione suggerita dallo Spirito di Dio perché la nostra comunità cristiana possa convertirsi per essere la “tenda di Dio con gli uomini”»
Una disponibilità a essere guidati che presuppone la conversione, non come «una conferma rassicurante, ma sempre come invito, chiamata, attrattiva e spinta per un oltre inesplorato. Tutti siamo in cammino, tutti dobbiamo convertirci: non siamo una casa di accoglienza ben organizzata che concede generosa ospitalità ai passanti, siamo un popolo in cammino, una casa in costruzione, una fraterna convivenza che vive un tempo di transizione che riguarda tutti e tutto. La secolarizzazione e l’emarginazione del pensiero di Dio e della vita eterna, la situazione demografica, l’evoluzione della tecnologia, la problematica occupazionale, la liquidità dei rapporti affettivi, l’interazione tra culture, etnie, tradizioni religiose e tanti altri aspetti contribuiscono a rendere complessa la domanda: come deve essere la nostra Chiesa per essere fedele alla volontà del suo Signore qui e oggi?».
Interrogativo non facile, né scontato, ma la cui difficoltà non può diventare un alibi dietro il quale nascondersi per paura del nuovo. Soprattutto se si è discepoli del Signore quali pietre vive del suo edificio spirituale.

Il richiamo di Delpini si fa, quindi, chiarissimo nel delineare il senso con cui intendere la parola “sinodo”, dal greco “camminare insieme”. «Ci proponiamo di vivere questo cammino, consapevoli che lo Spirito parla con la voce di tutti e che il convergere nella comunione ecclesiale è il desiderio del medesimo Spirito che distribuisce i suoi doni a ciascuno per l’utilità comune. Il “metodo sinodale” vorrebbe essere uno stile abituale per ogni momento di Chiesa, sfidando la tendenza all’inerzia, l’inclinazione allo scetticismo, la comoda scelta della passività di alcuni, la tentazione dell’autoritarismo di altri. Continuando la storia scritta dai nostri padri, vogliamo affermare, con la loro stessa fierezza, che siamo pronti a confrontarci con le sfide del nostro tempo, essendo persuasi che possiamo sperimentare la forza dello stare insieme, del camminare insieme, nella docilità all’intenzione di Dio. Ci proponiamo di imparare a riconoscere dentro la storia le tracce di questo amore che ci attrae in un modo inatteso e universale, riunificandoci in un popolo, donandoci pace».
Da qui la necessità di un autentico ascolto reciproco, che, infatti, il Sinodo propone come primo momento da vivere fino alla Pasqua, il 1 aprile prossimo. «Abbiamo desiderio di imparare ad ascoltare, ad ascoltarci, per discernere, per riuscire a percepire quanto sia reale e feconda la presenza dentro la storia del Dio di Gesù Cristo, superando lo smarrimento provocato dalle troppe parole, dagli stimoli disordinati, dai messaggi che saturano i nostri ambienti e ci stordiscono nella confusione».
E tutto questo, appunto, nella convinzione che di fronte non tanto alla Babele delle lingue, quanto assai maggiormente al frastuono del disordine, sia necessaria una purificazione. «Intraprendiamo questo cammino con la persuasione che noi per primi, le nostre istituzioni e le nostre strutture, tutto quello che facciamo, tutto quello che siamo deve essere purificato dalla visione di Chiesa che l’angelo ci ispira. È a questa visione che ci vogliamo ispirare, perché si rinnovi la giovinezza e la freschezza, la bellezza e l’attrattiva di questa Chiesa dalle genti».