Carissimi amici,
vi scrivo questa lettera perché ho un grande desiderio di raccontarvi ció che stó vivendo e cosí facendo sono aiutato a non dare per ovvio i fatti, i miracoli che stó esperimentando ma al contrario riconoscere Gesú, Colui che stá agindo, come 2000 anni fá.
Proprio qualche giorno fá dicevo a Mons. Gian Carlo Petrini, vescovo ausiliare di questa diocesi, con il quale vivo ( apro una parentesi, tale convivenza per me é importante perché é il luogo di condivione quotidiana della mia vita: principalmente ci troviamo al mattino per dire le lodi insieme, fare colazione e alla sera prima di dormire, perché durante il giorno stó in novos Alagados, quartiere dove si trova la bellissima chiesa “Jesus Cristo Resuscitado” che dista 20 Km da dove abito, chiudo la parentesi) che di questi tempi sembra che il buon Dio abbia aperto il rubinetto della sua Grazia che mi stá inondando con le sue meraviglie, i suoi miracoli che mi riempono di commozione. E adesso ve ne descrivo qualcuno.
Il primo miracolo é il fatto di sentirmi in casa fin dai primi giorni, e questo non é spiegabile solamente secondo una logica umana visto che il contesto di dove abitavo prima é totalmente differente: fino a qualche mese fa’ vivevo nella foresta amazzonica, e invece adesso mi trovo in Salvador cittá di 3 miglioni di abitanti, in uno dei quartieri piú popolati, in “Novos Alagados”dove ci vivono quasi 18 mila persone, in un piccolissimo fazzoletto di terra. Sentirmi in casa vuol dire essere me stesso, sentirmi abbracciato sempre, anche con i miei continui errori e limiti. …
Il terzo miracolo é stata la celebrazione di inaugurazione della Chiesa “Gesú Cristo Risuscitato” il 14 Settembre che nonotante c’erano 2 mila persone (la maggioranza é stata fuori della Chiesa, non é riuscita a entrare) lo Spirito ha cosí soffiato che ha permesso a tutti di percepire, proprio la presenza di Cristo Risuscitato, <
Tra i partecipartanti c’erano alcuni di voi venuti dall’Italia, tra i quali il mio fratellone Alberto, che mi ha fatto una bella sorpresa, segno visibile che anche la mia famiglia era lí con me.
Il quarto miracolo é l’affetto che molte persone, tra le quali anche voi, mi state comunicando, e forse é per questo che in questi giorni mi torna in mente con piú frequenza una frase che ho detto in varie occasioni durante le mie ultime vacanze in Italia nel mese di Agosto:<< In questa nuova missione di Salvador, non sono io il protagonista, ma siamo tutti noi>>, questa é l’altra ragione che mi ha spinto a scrivere questa lettera, e come sento la forza delle vostre preghiere, soprattutto com’é stato nel giorno dell’inauguzione. Tra questi desidero sottolineare l’affetto di Padre Carron e della famiglia Abbondio ( una famiglia italiana che con gesti concreti giá da qualche anno esprime il loro amore per questa gente), per il fatto di essere totalmente imprevisto e inaspettato.
Il quinto miracolo é l’afflusso delle persone nella messa di tutti i giorni, ci sono sempre tra le cinquanta e le settanta persone, non é poco visto che la chiesa esiste soltanto da piú di un mese.
Il sesto miracolo é l’accoglienza che mi hanno offerto i padri della Consolata, i sacerdoti che mi hanno preceduto in quell’area che dopo qualche giorno dall’inaugurazione mi hanno chiesto se volevo vivere con loro.Davanti a tutto questo spettacolo di Dio, non mi rimane che condividere con voi una frase di San Colombano, che mi ha attratto perché desidero che diventi sempre piú famigliare a me:<<...O Gesú mio, fá che io guardi, contempli e desideri solo te; solo te ami e solo te attenda nel piú ardente desiderio...Dégnati, amato nostro Salvatore, di mostrarti a noi che bussiamo, perché, conoscendoti, amiamo solo te, te solo desideriamo, a te solo pensiamo continuamente, e meditiamo giorno e notte le tue parole>>.
Vi chiedo di pregare perché questo grito diventi sempre piú il cuore di tutto quello che penso e faccio e possa vivere con responsabilitá tutto ció che il Signore mi stá donando, seguindo i segni che Lui mi dá.
Adesso vi saluto con tutto il cuore, e continuamo a essere compagni di cammino, pregando e offrendo i piccoli sacrifici quotidiani l’uno per l’altro e non mi rimane che cantare con voi: Non nobis Domine, Domine.