Il bene della famiglia

L’Anno Pastorale appena iniziato ha certamente come punto focale la celebrazione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, dal 30 maggio al 3 giugno 2012, sul tema “La Famiglia: il lavoro e la festa”, che culminerà con la visita del Santo Padre.
L’Incontro Mondiale ci chiama a scoprire più profondamente la bellezza, la bontà e la verità della famiglia. Per comprendere quanto questa istituzione sia preziosa è bene partire da una fondamentale affermazione del Beato Giovanni Paolo II, che tanto si spese per il bene delle famiglie: «Il fatto che l’uomo, creato come uomo e donna, sia immagine di Dio (…) significa anche che l’uomo e la donna… sono chiamati a vivere una comunione d’amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio, per la quale le tre Persone si amano nell’intimo mistero dell’unica vita divina… Questa somiglianza è (…) insieme come una chiamata e un compito» (Mulieris Dignitatem 7). Su questa base Benedetto XVI, parlando ai fidanzati in occasione del recente Congresso Eucaristico di Ancona, si è così espresso: «Cari amici, ogni amore umano è segno dell’Amore eterno che ci ha creati» (11.09.2011). Vissuto con verità e intensità il cammino graduale dell’amore tra uomo e donna troverà nel sacramento del matrimonio su cui si fonda la famiglia la sua pienezza: «Fedeltà, indissolubilità e trasmissione della vita sono i pilastri di ogni vera famiglia, vero bene comune» (ibid.).
La famiglia è la via maestra e la prima, insostituibile “scuola” di comunione, la cui legge è il dono totale di sé. I cristiani, proponendola in tutta la sua bellezza, al di là delle loro fragilità, intendono testimoniare agli uomini e donne del nostro tempo, qualunque sia la loro visione della vita, che l’oggettivo desiderio di infinito che sta al cuore di ogni esperienza di amore si può realizzare. La famiglia cosi concepita è un bene prezioso per l’intera società.
L’occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie vedrà la presenza del Successore di Pietro nelle nostre terre. Sarà per tutti, cristiani e non, un grande dono. Per questo è necessario che, nel tempo che ancora ci separa da quella data, in ogni parrocchia e decanato, in ogni aggregazione di fedeli, in ogni famiglia, ma anche in pubblico confronto con i vari ambiti della società civile, noi ci impegniamo a riscoprire il significato della figura del Successore di Pietro nella vita della Chiesa nell’odierna società plurale.
Perché il Papa viene a noi? Il Vangelo di Luca ce lo dice con grande chiarezza: «per confermare la nostra fede» (cf. Lc 22,32). La persona, la testimonianza ed il magistero di Benedetto XVI, in quanto Successore di Pietro, rafforzeranno in noi la convinzione che la fede è ragionevole anche nell’odierno contesto socio-culturale perché propone alla libertà il compimento dell’uomo.
Perché il Papa può svolgere questo prezioso compito? Perché, come ci insegna la menzione del suo nome nella Santa Messa di ogni giorno, Egli è normalmente presente nella nostra Chiesa. La Chiesa particolare infatti non esisterebbe in forma piena senza questo riferimento diretto e immediato alla figura di Pietro. La Sua presenza fisica tra noi sarà straordinaria perché l’espressione privilegiata della sua presenza ordinaria. Dobbiamo però riconoscere che spesso non siamo consapevoli dell’importanza del ministero del Papa. In una società complessa come la nostra è molto facile ridurre il suo autorevole Magistero ad una opinione tra le altre. Sarà per questo di decisiva importanza che si prenda coscienza personale e comunitaria degli insegnamenti del Santo Padre, soprattutto in materia di famiglia, festa e lavoro.

Dalla “Lettera ai fedeli della Chiesa ambrosiana”
Card. Angelo Scola