José Sánchez del Río, il bambino ucciso che morì dicendo: Viva Cristo Re e la Vergine di Guadalupe

José Sánchez del RíoIn questa Solennità di Tutti i Santi non possiamo dimenticare i santi proclamati domenica 16 ottobre da papa Francesco, tra i quali José Sánchez del Río.

Per i cristiani in Messico nella seconda metà degli anni Venti del Novecento l’aria è semplicemente irrespirabile a causa della brutale repressione voluta dal presidente Calles.
L’insurrezione è inevitabile. Un esercito di contadini, operai e studenti impugna le armi per spezzare il giogo. Non sono addestrati a combattere i “cristeros” – così si chiamano – vogliono solo ridare al Messico la libertà di pronunciare il nome di Dio. E “¡Viva Cristo Rey!” è il loro grido di battaglia e la Madonna di Guadalupe la bandiera sotto la quale difendersi.
Le mani che tengono su quella bandiera durante la cruenta battaglia di Cotija, il 6 febbraio 1928, non sono quelle nodose di una campesino o di un operaio. Sono piccole come possono esserlo quelle di un ragazzino di quasi 15 anni. José Sanchez del Rio ha implorato la mamma pur di non restare a guardare. È diventato la mascotte dei “cristeros” che lo chiamano “Tarcisius” come il giovane romano, ucciso per aver difeso l’Ostia consacrata.
Dopo essere stato catturato col suo comandante che aveva cercato di aiutare, José finisce rinchiuso nella chiesa del suo paese, Sahuayo, profanata dai soldati federali e trasformata in un pollaio.
Gli chiedono per l’ultima volta di rinnegare la sua fede. Lui rifiuta continuando a invocare Cristo Re e la Madonna di Guadalupe, quei due nomi uniti in un grido che non si placa. Il capitano innervosito da quell’invocazione estrae la pistola e gli spara.
Sul corpo gli troveranno questo biglietto: “Cara mamma, mi hanno catturato, stanotte sarò fucilato. Ti prometto che in Paradiso preparerò un buon posto per tutti voi.”. Firmato: “Il tuo Josè che muore in difesa della fede cattolica per amore di Cristo Re e della Madonna di Guadalupe”.

I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

Papa Francesco, 16 ottobre 2016