Cari amici e amiche,
all’inizio del nuovo anno oratoriano vorrei invitarvi ad ascoltare con attenzione quel desiderio di essere felici che ognuno di voi ha nel cuore. Lo percepiamo a volte come il realizzarsi delle nostre aspirazioni, altre volte come l’assenza di problemi e fatiche o ancora come vita piena, riuscita, bella. Questo desiderio accomuna tutti gli uomini e le donne della storia, a qualsiasi credo, popolo, epoca essi appartengano. Chi infatti, sano di mente, potrebbe dire: «Non voglio essere contento?».
Venendo sulla terra, facendosi uomo come ciascuno di noi, Gesù, il Figlio amato del Padre che è nei cieli, ci ha annunciato una cosa bellissima: Dio non ha altro scopo che quello di aiutare ciascuno di noi a realizzare il desiderio di felicità che abita la sua vita. Un Dio alleato della nostra felicità, che si appassiona per la verità di ciò che ci piace e rende bella e felice la nostra esistenza: chi l’avrebbe mai detto? Fa male vedere come ci siano ancora tante persone che immaginano un Dio geloso della nostra felicità, quasi che a volte si divertisse a metterci «i bastoni tra le ruote».
Però questa sete di felicità chiede di essere saziata con acqua viva, che appaghi veramente. Non abbiamo bisogno di soddisfazioni effimere, che svaniscono come la schiuma delle bevande gasate, ma della gioia profonda del cuore, quella che solo lo Spirito del Signore risorto sa dare. Perché il Signore ci ha creati liberi, liberi di scegliere il bene e il male, liberi di seguire le tante occasioni che la vita ci propone.
Per compiere il nostro desiderio di bene, occorre educarsi pazientemente a scegliere il bene e a rifiutare il male, proprio come i musicisti o gli atleti che dedicano tempo e passione a perfezionare i movimenti e a correggere gli errori. Sulla scia della Lettera pastorale Educarsi al pensiero di Cristo, che abbiamo tradotto per i nostri oratori con la proposta Come Gesù, nel prossimo anno pastorale continueremo a lasciarci educare dal Signore a scegliere quanto fa bene alla nostra vita e a rigettare ciò che ci rende tristi. Per questo il nostro motto sarà: Scegli (il) bene!
Ci farà da guida il racconto dell’incontro tra Gesù e un giovane, in cui le tante ricchezze materiali non avevano spento il desiderio di pienezza (cfr. Mt 19,16-21). L’evangelista Matteo racconta che, visto Gesù, quel giovane gli domandò: «Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Dal dialogo che ne scaturì scopriamo che quel giovane conosceva bene la Legge di Dio e i comandamenti e li aveva osservati. Tuttavia sentiva che qualcosa ancora «gli mancava». Da qui nasce la proposta sconvolgente di Gesù: «Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Pensare come Dio, avere gli stessi sentimenti di Gesù, significa essere disposti a rinunciare ai propri piani, anche ai più santi, e accettare l’invito di Gesù a seguire solo Lui. Accogliere la chiamata di Gesù, rispondere alla propria vocazione, significa accettare una sfida e scommettere che il punto di vista del Signore è migliore e più fecondo di bene del nostro. Comporta il coraggio di rischiare e l’umiltà di lasciarsi guidare.
Ogni vocazione, che è sempre cammino personale, nasce e cresce nella comunità cristiana, la Chiesa. E non a caso Gesù al «giovane ricco» indicò i poveri come destinatari delle sue ricchezze. Papa Francesco ci ha da tempo invitato a essere «una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci… Con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente: è necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro» (Evangelii Gaudium 198).
In questo anno pastorale, che vedrà concludersi il provvidenziale Giubileo della misericordia, siamo invitati a scoprire che Dio ha una risposta grande e chiara alla nostra voglia di una vita piena e felice. Egli ci invita a fare dono di noi stessi agli altri, ad aprirci con grande fiducia alla novità che ogni incontro ci porta, rinunciando alle sicurezze sulle quali spesso ci appoggiamo. Per entrare nella vita bisogna dunque uscire da noi stessi e seguire il Maestro. Mettendo un passo dopo l’altro dentro le sue orme, come fecero Pietro e i suoi primi amici.
Scegli (il) bene è dunque l’invito che Gesù ci rivolge; ma per far ciò è importante imparare a scegliere bene, facendosi aiutare dalla comunità dell’oratorio a tenere fisso lo sguardo su Gesù, allontanando quanto ci distrae dal progetto di bene che egli ha per noi. E così, proseguendo nel cammino tracciato dalla proposta Come Gesù, in questo anno Scegli (il) bene ci ricorderà che Solo insieme è possibile conoscere il Signore e seguirLo. La posta in gioco è alta e bella. Il Vangelo la chiama vita eterna, cioè piena di una gioia che duri, in grado di resistere all’attacco del male e della morte.
Di cuore, invoco su ciascuno di voi e sui nostri oratori la benedizione del Signore.
Angelo Scola Arcivescovo di Milano