Non temere, io sono con te – Lettera alle famiglie per il Natale

Carissimi,
anche quest’anno il Natale ci annuncia la più bella notizia che si possa desiderare: Dio, l’Altissimo, l’Onnipotente e l’Eterno, Colui che gli uomini di tutte le religioni invocano, è voluto diventare uno di noi, uno come noi. Nella preghiera dell’Angelus, con cui la Chiesa ci insegna a scandire il tempo di ogni giornata, diciamo: Dio «si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi». Si è fatto carne, cioè è entrato fino in fondo nella nostra condizione umana.

Fu concepito nel grembo di una giovane donna, in un oscuro villaggio alla periferia del mondo allora conosciuto. Nacque in condizioni di grande precarietà, condividendo, da subito, tutte le nostre fatiche, fino al rifiuto e all’esclusione: Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio». La sua famiglia provò il dolore dell’ingiustizia subita, fino alla violenza: minacciata dall’odio di Erode, fu costretta a fuggire in Egitto. E qui Giuseppe, che a Nazareth faceva il carpentiere, si trovò senza lavoro, a dover incominciare tutto daccapo. Non possiamo non pensare alle tante famiglie duramente provate dalla crisi economica, dalle guerre e dalle persecuzioni, dal terremoto…

Dentro tutte le circostanze della vita Dio anche oggi ripete ad ogni uomo e ad ogni donna, come ripeté duemila anni fa a Maria, a Giuseppe, ai pastori, smarriti per l’enormità dei fatti che li stavano toccando, «Non temere, io sono con te».

Dio – per usare una bellissima espressione di san Giovanni Paolo II – ha preso su di sé il rischio dell’amore. Il nostro infatti non è un padrone che vuole sottometterci come schiavi, ma è un Padre che ama la nostra libertà e chiede di essere amato da uomini liberi. Per questo ci aspetta sempre, come fece il padre della parabola con il figlio che se ne era andato, senza perdere mai la speranza del nostro ritorno.

Sempre pronto a riconoscerci, anche da lontano, per accoglierci: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide… gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). Gesù, questo Bambino che nasce a Betlemme, è venuto per dare la vita per noi. Egli è il volto della misericordia.

Carissimi, nella lettera che ho scritto anche ai vostri bambini per Natale mi sono soffermato sulla figura di Maria, la madre di Gesù. Il suo grembo è la prima Chiesa, il luogo in cui la vita di Gesù viene generata e custodita. Per questo Maria, come la Chiesa, viene invocata con il nome di “Madre della misericordia”.

Fin dai primi secoli cristiani la famiglia venne definita “Chiesa domestica”. Questa bella definizione è ancora più attuale oggi di allora. Vi auguro che la vostra famiglia diventi sempre più luogo di preghiera, di accoglienza e di condivisione. Sarà così dimora di speranza e scuola di misericordia.

Con affetto vi benedico e vi abbraccio. Buon Natale!

Angelo Scola Arcivescovo di Milano