Lettera di alcuni sacerdoti del Decanato di Castano in occasione della Pasqua

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,

la Pasqua che celebriamo quest’anno porta con sé non pochi motivi di preoccupazione e sofferenza, che sembrano voler mettere a tacere in noi il canto esplosivo dell’Alleluia.

L’11 marzo scorso il Giappone è stato colpito da un terremoto e dal conseguente tsunami, di dimensioni catastrofiche. A questo si è aggiunto il rischio di un’esplosione nucleare con le terribili conseguenze che sappiamo e di cui la storia ci ha già dato ampia dimostrazione. È bastato poco, la scossa, infatti, è durata solo due minuti. 120 secondi sono stati sufficienti per la catastrofe. Ma questo non ci basta, perché, di fatto, potremmo cambiare canale e continuare a pensare alle nostre cose. Dobbiamo rispondere a una domanda: noi cosa c’entriamo con quei 120 secondi? In questa vicenda c’è qualcosa anche per me, per noi?

La Quaresima era iniziata con il Rito delle Ceneri che ogni anno è lì a ricordarci che siamo polvere e che in polvere ritorneremo. La catastrofe del Giappone è come se avesse dato terribilmente carne a questa verità che spesso, e volentieri, dimentichiamo. Sono sufficienti due minuti.

Del resto viviamo anche noi i nostri “tsunami”: quando entra la divisione in una famiglia, quando la malattia bussa alla nostra porta, quando il nostro amore non è corrisposto, quando perdiamo il lavoro, quando la solitudine ci schiaccia, quando il peccato ci inganna… siamo anche noi con l’acqua alla gola, anche noi siamo lì in attesa che arrivi Qualcuno cui aggrapparsi, come i nostri fratelli in preda alla potenza delle onde che si rifugiavano sui tetti delle case ancora visibili. Tutto ci ricorda che siamo polvere, ma al nostro cuore i conti non tornano, sembra proprio che non possa essere tutto qui, che ci debba essere dell’altro!

«Se Cristo non avesse accolto la sfida, non avrebbe vinto per me», scrive Sant’Ambrogio. La Pasqua, con quel sepolcro vuoto e quello Sguardo amico di Cristo da poter rivedere ancora, ci consegna la certezza che Lui ha vinto, ha vinto anche per me. Ha vinto, cioè: ha introdotto nella nostra fragilità una speranza, ha impedito che il destino ultimo dell’uomo fosse la sua fine, ha innescato la benedetta scossa di un terremoto, di tutt’altro genere, che non dura due minuti, ma prosegue da almeno 2000 anni.

In queste settimane anche la situazione in Libia desta non poche preoccupazioni, così come la crescente persecuzione dei cristiani nel mondo, di cui l’uccisione del ministro cattolico pakistano Shahbaz Bhatti dello scorso 2 marzo è solo l’esempio più eclatante, citato anche dal Santo Padre Benedetto XVI.

Vediamo tutti come il nostro Nemico, che di questi atti di violenza e di morte è il vero Regista, tenta di metterci definitivamente ko, ma l’annuncio della Pasqua è destinato a vincere anche quest’anno.

Niente e nessuno può impedire che ancora una volta, come quel giorno, esattamente come quel «primo giorno dopo il Sabato», la Chiesa gridi il suo “Alleluia”, certa che ogni suo figlio è nelle mani di un Padre buono che non vuole trasformare la terra in una tomba, ma nel luogo della sua presenza.

La Santissima Madre di Dio accolga e sostenga il nostro grido, tenendo sempre più stretta la nostra mano, soprattutto quando arriveranno i nostri 120 secondi.

Auguri di vero cuore a voi e alle vostre famiglie