Sono giunti mercoledì sera, 11 agosto, al Santuario di Jasna Gora i 1200 giovani partiti dall’Italia per partecipare al pellegrinaggio a piedi che li ha portati a piedi da Cracovia a Czestochowa. Ad accogliere il corteo il Cardinale Stanislao Dziwisz. Hanno marciato per giorni, percorrendo oltre 160 chilometri con migliaia di pellegrini della diocesi di Cracovia, in quello che è il gesto di fede più tradizionale e caro alla cristianità polacca.
Questi ragazzi hanno aderito – come tanti loro coetanei negli ultimi trent’anni – al pellegrinaggio proposto da Comunione e Liberazione a chi si è diplomato o laureato, con l’intenzione di affidare alla Madre di Dio il proseguimento degli studi o l’avventura del lavoro. Sono stati accompagnati dalle parole di don Julián Carron: «La conversione è cercare di corrispondere a quella preferenza che il Mistero ha per noi» e dal portoghese don Luis Miguel Henandez, che racconta di aver vissuto un’esperienza di edificazione personale e di aver imparato molto da questi giovani, così disponibili ad ascoltare la voce di Dio. Il viaggio, prosegue don Luis Miguel, è stato un’esperienza di bellezza, non soltanto del maestoso paesaggio e del cielo di Polonia, ma anche e principalmente la bellezza di sentirsi accompagnati dalla paternità della Chiesa, della comunità locale che ci è stata sempre vicina.
A Cracovia il gruppo aha trascorso due giorni di preparazione spirituale, quindi si è messo in cammino, con tappe di otto – dieci chilometri: un cammino ordinato, sempre insieme, scandito dalla messa e dalle lodi del mattino, quindi dalla preghiera, dai canti, dalla recita del Rosario. Non sono mancate le difficoltà, come la pioggia insistente dei primi giorni, che ha tormentato i viandanti ed allagato le tende, e il gran caldo dei giorni successivi. Tutto è stato però alleggerito dalla collaudata organizzazione logistica, dall’amicizia, dall’aiuto reciproco, dalla solidarietà della gente polacca, che ha spalancato ai pellegrini case, cortili, chiese, parrocchie.
Come racconta Maria, una ragazza del pellegrinaggio: «Il pellegrinaggio è stato un affidamento, di sé, di tutti, alla Madonna; affidamento che ha toccato anche le piccole cose quotidiane, è stato un fidarsi del Signore, ma anche dei fratelli, di chi ti marciava a fianco, di chi condivideva con te la tenda per la notte. Ho avvertito chiaramente che questo gesto è stato non solo un recare intenzioni a Dio, ma è divenuto – strada facendo – una metafora della vita con le sue difficoltà, che è un cammino da affrontare insieme agli altri. Portando davanti alla Mamma di Gesù tutto il fardello della mia storia personale e della mia famiglia, dei miei amici, del mondo intero, ho sentito di essere dentro una compagnia»
«La dura fatica di questo pellegrinaggio – le fa eco Anna – mi ha educata a chiedere a Maria la conversione del cuore. La fatica è stata lo strumento con cui la Madonna ma ha fatto desiderare di essere abbracciata da lei. Per tutta la vita».
Avvenire, domenica 15 agosto 2010